I veggenti greci sapevano prevedere il futuro. Spesso venivano rappresentati come persone prive di vista, ciechi. Non per questo però non sapevano leggere il presente ed il futuro. Ma la loro veggenza non proveniva mai da arti magiche o da stregonerie, la loro capacità di leggere nel futuro era dovuta ad aver compreso bene il passato. Il passato come miniera infinita di informazioni che rendevano il veggente greco una ricchezza inestimabile per poter prevedere un futuro prolifico.
Quello che il gruppo Pro ha fatto in questi quattro anni è stato lavorare su una proiezione di futuro possibile, partendo proprio da un’analisi del passato molto ampia e che ha interessato non solo questioni contingenziali del nostro sistema ordinistico, ma che è andato anche a misurarsi sui perché delle riforme dannose realizzate a scapito delle professioni di garanzia. Abbiamo immaginato un’entità pubblica, il nostro Ordine, quale Ente di grande spessore culturale e valore istituzionale, che riscuotesse fiducia da parte delle altre amministrazioni pubbliche.
Questo ci siamo posti come obiettivo principale di ogni nostra azione. Dovevamo rendere credibile la nostra istituzione e c’era un solo modo di farlo, lavorando per la società e per i nostri iscritti in modo completamente terzo, acquisendo importanza attraverso azioni di grande visibilità e operazioni di comunicazione su temi importanti per le amministrazioni pubbliche.
Giorno dopo giorno siamo arrivati a riconquistare quella credibilità a cui ambivamo, arrivando ad essere un riferimento per molte amministrazioni. Non abbiamo agito da sindacato di parte, ma siamo riusciti a far capire che la professione di architetto ha una centralità fondamentale nello sviluppo delle città e ancora più fondamentale, nell’immaginare le città del nostro futuro, è l’architettura.
Su questo abbiamo lavorato costruendo i presupposti strategici e, insieme, ottenendo risultati di grande caratura.
I prossimi quattro anni saranno di fondamentale importanza. Quattro anni in cui si potranno sfruttare le ottime basi costruite nello scorso quadriennio e, grazie anche alla nuova consiliatura del Consiglio Nazionale PPC degli Architetti, che abbiamo contribuito a costruire, si avranno possibilità di coordinare gli sforzi per cogliere obiettivi ambiziosi: la legge per l’architettura, i minimi di tariffa, la sussidiarietà, la riforma della professione e molto altro.
Ho ritenuto infine che il mio percorso da presidente non continuasse nel prossimo mandato. Non presenterò la mia candidatura, non perché non ritenga importante l’impegno per il pubblico, tra l’altro dimostrato ampiamente in questi anni passati e che continuerò a rendere anche da semplice iscritto, ma perché è fondamentale che ci sia un ricambio, con energie nuove, ai vertici delle istituzioni che ci governano, per dare nuovo impulso alle azioni.
Un segnale che spero possa esser colto dai giovani ai quali rivolgo questo ultimo messaggio.
Lavorare per la cosa pubblica significa migliorare le condizioni della collettività, il ruolo di consigliere o di presidente deve essere quindi pro tempore e legato non ad interessi di parte, ma ad un interesse generale.
Coloro che vogliono usare un’amministrazione pubblica come strumento per ambire a cogliere rendite di posizione personali, devono essere consapevoli di procurare danno non solo a se stessi, ma allo stesso ente pubblico danneggiando tutti gli iscritti che esso rappresenta.
Siamo architetti ed il nostro lavoro è immaginare il futuro e saperlo realizzare. Con la stessa mentalità si deve intraprendere un mandato all’interno di un’amministrazione pubblica importante come quella dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma e provincia.
Sappiate leggere il passato per prefigurare un futuro migliore per tutti noi.
In Siracusa, il 25 del mese di Agosto dell’anno 2021.
Christian Rocchi